La storia degli AC/DC è un’epopea rock che mescola tragedia, trionfo e una dose di pura magia musicale. Al centro di questa storia ci sono due uomini, entrambi fondamentali per il destino della band: Bon Scott e Brian Johnson. Due voci, due personalità, due anime che, in momenti diversi, hanno plasmato il suono e l’identità di uno dei gruppi più iconici della storia del rock. Bon Scott, con la sua voce graffiante e il carisma da autentico ribelle, è stato il volto e l’anima degli AC/DC durante tutti gli anni ’70. Nato in Scozia ma trasferitosi in Australia a sei anni, Bon era un poeta del rock’n’roll, capace di trasformare le sue esperienze di vita in testi pieni di umorismo, malinconia e una sfrenata voglia di vivere. Canzoni come “Highway to Hell” e “Dirty Deeds Done Dirt Cheap” sono diventate inni generazionali, grazie alla loro capacità di raccontare storie di vita reale con un’energia travolgente. Bon era più di un cantante: era un personaggio, un uomo che viveva la musica con passione e autenticità. La sua morte, avvenuta nel febbraio del 1980, ha lasciato un vuoto incolmabile non solo nella band e nella crew, ma in tutto il mondo del rock. Bon era amato oltre per il suo talento, per la sua umanità, il suo spirito libero e la sua capacità di unire le persone attraverso la musica. La sua scomparsa ha rappresentato un colpo durissimo per i fratelli Young, che si sono trovati a dover affrontare una delle decisioni più difficili della loro carriera: continuare o mollare tutto.
Fu in quel momento che la famiglia di Bon, in particolare suo padre Chick, giocò un ruolo cruciale. Durante il funerale di Bon, Chick si avvicinò a Malcolm Young e gli disse che suo figlio avrebbe voluto che la band continuasse. Quelle parole diedero agli AC/DC la forza per andare avanti, anche se il dolore era ancora dilaniante.
Ed è qui che entrò in scena Brian Johnson, un cantante di Newcastle (Inghilterra) con una voce potente e un’energia travolgente. Brian, all’epoca, era un artista in una sorta di stallo. Dopo aver vissuto il successo negli anni ’70 con la band Geordie, si era immerso a gestire con passione un’officina meccanica, lontano dai riflettori. Quando ricevette la chiamata per un’audizione con gli AC/DC, era scettico, un po’ impaurito e insicuro, ma decise di provare a cogliere questa opportunità.
Quella mitica audizione, tenutasi a Londra, fu un momento magico. Brian non cercò di imitare Bon, ma portò con sé una passione e un’autenticità che conquistarono immediatamente la band. Quando cantò “Whole Lotta Rosie”, tutti capirono che era l’uomo giusto. Brian aveva qualcosa di speciale: una voce potente, un’energia contagiosa e un’umiltà che lo rendevano perfetto per quel tipo di ruolo.
Con Brian, gli AC/DC registrarono l’eterno “Back In Black”, un album che non solo rese omaggio a Bon Scott, ma diventò un capolavoro senza tempo. Le sessioni di registrazione, tenutesi ai Compass Point Studios nelle Bahamas, furono intense e piene di aneddoti memorabili. Uno dei momenti più iconici fu la creazione di “Hells Bells”. Brian, inizialmente in difficoltà con il testo, trovò l’ispirazione durante una tempesta tropicale, fenomeno frequente nella zona. Mentre i tuoni rimbombavano e la pioggia cadeva a dirotto, Brian scrisse le parole che sarebbero diventate il cuore della canzone: quel momento di ispirazione naturale diede vita a uno dei brani più potenti e iconici del disco.
Un altro aneddoto divertente riguarda la registrazione di “Rock and Roll Ain’t Noise Pollution”. Malcolm Young propose il titolo quasi per scherzo, ma Brian inizialmente non seppe come approcciarsi al testo. Durante la registrazione, il produttore Mutt Lange gli chiese di improvvisare qualcosa sull’intro. Brian, fumando una sigaretta, iniziò a parlare con un accento marcato da predicatore del Sud, creando quel momento spontaneo e irriverente che apre la canzone.
Le sessioni furono anche un momento di grande collaborazione e terapia per la band. Malcolm e Angus Young, trovarono conforto nella scrittura e nella registrazione delle nuove canzoni. Brian, con il suo umorismo e la sua dedizione, riuscì a creare un’atmosfera positiva e amichevole, aiutando la band a guardare avanti.
Oggi, “Back In Black” è uno degli album più venduti della storia della musica, con oltre 49 milioni di copie custodite nelle case di tutto il mondo. È un tributo alla vita di Bon Scott e alla determinazione di Brian Johnson e della band. Bon rimane oggi un’icona, un simbolo del rock’n’roll autentico senza compromessi, mentre Brian è diventato un eroe per aver guidato gli AC/DC verso nuovi folgoranti traguardi.
La storia di “Back in Black” degli AC/DC è la prova che la musica può superare qualsiasi ostacolo, anche la perdita di un amico e di un fratello. Bon Scott e Brian Johnson, in modi diversi, hanno contribuito a creare un’eredità che continuerà a risuonare in eterno. È una storia di amicizia, resilienza e amore per il rock’n’roll, una storia che ci ricorda che, a volte, anche dalle tragedie più dolorose possano nascere capolavori eterni.